L’Indiscreto: Rimini Calcio, dal romano all’arabo passando per il pastore..argentino

NULL

NULL

E’ notizia di questi giorni il ritorno sulla panchina biancorossa di Leo Acori, l’artefice del miracolo Rimini sotto la gestione Bellavista che valse ai biancorossi la promozione dalla C2 alla serie B, con una serie A sfiorata solo per la permanenza nel campionato cadetto di formazioni come Juventus, Napoli e Genova poi approdate nella massima serie. Potevamo immaginarcelo dato che la presenza di Acori negli ultimi mesi al “Neri” si era fatta sempre più fitta. La notizia chiaramente non può passare inosservata ai tifosi riminesi più accesi, quindi una mano sul cuore e un rinfresco alla memoria va dato anche se la mossa eseguita dal club avviene in un momento delicato della stagione: dopo gli esoneri dei tecnici Pane e Brevi c’è stato anche l’abbandono del capitano Ricchiuti che in maniera consensuale e con le valigie pronte per Rovigo  ha voluto salutare compagni e dirigenti  senza nessuna polemica o perlomeno si è limitato a dire che parlerà più avanti nel cosiddetto momento opportuno. Lo vedremo probabilmente tra due anni in veste di tecnico nelle giovanili del Rimini come ebbe modo già di dichiarare nel programma sportivo SportUp a metà novembre.

Il sale e la scaramanzia. Più che il sale all’attuale squadra occorrerebbe fare una benedizione. Perché se è vero che ci sono dei vistosi limiti tecnici e delle mancanze che si evidenziano in particolar modo in mezzo al campo, c’è da dire che la fortuna come in quel di Arezzo non ha aiutato i biancorossi. Il presidente assieme ai propri collaboratori ha sempre parlato di una squadra ben attrezzata per far bene e per puntare addirittura ai play off (questo per ultimo alla presentazione di Brevi) ma sorridendo dico che non sono mai stato d’accordo con il pensiero di De Meis e company fin dalle prime battute in coppa Italia dove già in uno dei miei articoli evidenziai le lacune oggi presenti. Allora si parlava di prematurità, ovvero troppo presto per giudicare una squadra in fase di costruzione, ma gli arrivi di Ragatzu e Della Rocca, certamente non hanno acceso il mio entusiasmo; il primo  arrivava da alcune situazioni caratteriali di difficile amministrazione che hanno sempre contrassegnato il suo definitivo lancio e il secondo, quando si parla di bomber, di attaccanti dal vizio del gol, mi aspetto un atleta che viva per il gol, Wikipedia avvale la mia tesi al seguente link: https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Della_Rocca.

Non me ne voglia il buon della Rocca perché anch’io ho le mie colpe, magari alla presentazione avrei dovuto accoglierlo in maniera migliore non certamente con dati alla mano, ma si sa, lecchini si nasce io semplicemente non ci sono!  Per Ragatzu discorso diverso, ha finora disputato una prima parte di campionato in maniera egregia ma la vicenda del passaggio all’Olbia prima della vigilia di Natale mi ha lasciato perplesso. E’ stato imbarazzante vedere il miglior giocatore della rosa, appartenente a una squadra di Lega Pro, essere annunciato da una formazione di categoria inferiore e dai media locali sardi per poi smentire il tutto; delle colpe ci sono certamente ma tutto viene lasciato alle spalle dato che l’attaccante  continua a vestire il biancorosso. Che sia stato il sale di De Meis a convincerlo? Non si sa!

Pastore e i colpi di mercato.  Tanti esterni offensivi, tanti trequartisti, pochi centrocampisti e tante speranze. Di questa rosa  se dovessi eseguire un podio salvo solo Anacoura, Signorini e Ragatzu, se proprio devo inserire degli altri scelgo Di Maio e Torelli con l’incognita Polidori, Bifulco e Mazzocchi, troppo poco minutaggio per giudicarli. Il resto è da rivedere completamente. Non ci vuole un mago per capire che questa squadra andava ritoccata in ogni settore, perso Pera, bisognava trattare un bomber delle stesse caratteristiche che potesse ripetere con Ricchiuti quanto fatto vedere nella precedente stagione. La difesa dietro chiedeva certamente ritocchi perché Martinelli, seppur bravo, aveva già mostrato lacune nelle precedenti stagioni in Lega Pro, mentre l’intero reparto di centrocampo andava ridisegnato con giocatori in grado d’inventare e costruire gioco: attualmente ci sono troppi incontristi e ali! Com’è possibile recitare un ruolo da protagonista o da play off quando mancano le fondamenta? Come insegna il nostro Renzo Baldisserri, per vincere i campionati vanno appuntate le difese e serve un leader in ogni reparto, dove sono attualmente i leader in questa squadra? Come si può passare da un tecnico come Pane a Brevi? Dalla scuola sacchiana alla scuola Inzaghi nel giro di pochi mesi per tornare al made in Acori?

L’arabo di turno. Devo ancora capire se esista una reale trattiva tra arabi e Rimini. Perché qui si parlava di entrate, di scenari diversi, ma a distanza di due mesi non sé saputo più nulla. Ha ragione De Meis quando ritiene che i panni sporchi vadano lavati in casa propria, ma nel momento che gli “affari tua” come si dice a Roma li metti in piazza è giusto chiederselo. L’arabo lo vedremo anche noi su Skype o prossimamente sui migliori teleschermi di Rimini? Sperando che non sia una commedia napoletana è lecito aspettarsi risvolti. Situazione Ricchiuti e varie dicerie. Parto da un presupposto, non siamo nessuno per giudicare e per essere giudicati, quindi mi attingo a parlare di calcio e non di fatti extra o non sportivi. Ricchiuti ha nel suo dna il Rimini. Ha nelle sue vene il sangue biancorosso e ama questa città e il club come nessun altro, Bellavista permettendo. Entra nella topo ten dei 10 campioni della storia del club che hanno indossato questa casacca, rientra come il principale protagonista delle stagioni più memorabili della storia del club, quindi come calciatore merita rispetto, rispetto che chiedono anche i tifosi che lo ricordano con le sue giocate paragonabili alle opere di Mounier, della serie la classe non è acqua! Mah…… c’è anche un sinonimo che corrisponde alla parola professionismo. Professionista significa uscire di casa già dalla tenera età, fare sacrifici, vedere i tuoi cari solo quando ti è consentito e se sei davvero bravo e ci sai fare e hai anche fortuna inizi a giocare nelle serie che contano. Ricchiuti ci è riuscito e giustamente quando sei un professionista, quando sei un calciatore, fai un mestiere, riconosciuto dallo stato italiano e non solo, quindi percepisci un salario.  Sé, sottolineo il sé, fosse andato via anche per interessi personali e per percepire una maggiore retribuzione non è lecito condannarlo, dopotutto, in tal caso, ha fatto quello che anche Pera scelse di fare la scorsa estate. Ma all’argentino una tirata d’orecchie voglio farla lo stesso: ”Lucarelli a Parma è rimasto in una società disagiata pronta al fallimento, perché lui no? La risposta è arrivata: ”parlerà nel momento più propizio”. Infine una personale riflessione:  la cena per parlare di calcio avvenuta tra De Meis e Acori aveva già fatto presagire l’arrivo di quest’ultimo, perché Acori non l’abbia trattenuto è semplice: “Adrian deve sentirsi protagonista non un comprimario e per esserlo ha bisogno di tranquillità e stabilità, quello sguardo al Neri mentre assisteva al primo allenamento del suo ex mister  parla chiaro”.

De Meis e la critica. Il presidente, leggendo un post su Facebook si è detto contrariato dalle cazzate espresse da alcune persone in merito alla vicenda Ricchiuti. Mi permetto di aggiungere che alcuni hanno tirato fuori il naso solo ora che c’è da criticare o chi era salito sul carro dei vincitori è  prontamente sceso. Non essendo salito e mai sceso su nessun carro, ripeto essere leccaculo non fa parte del mio dna (anche se mi sto accorgendo che nel lavoro esserlo premia) mi permetto di dire delle cose: ”Rimini come città è piccola. Se si parla liberamente è naturale che le voci corrano e si sappia tutto in un attimo. Se i primi  ad essere informati sono addirittura i tifosi che ogni giorno giocano a carte nel piazzale antistante allo stadio, è lecito porsi due domande. Solo pettegolezzi le voci degli stipendi non pagati, degli allontanamenti dal magazziniere al fisioterapista o di assegni non corrisposti? Non sta a me sindacare ciò ma ai diretti interessati ma queste dicerie o meglio cazzate come le chiama il presidente arrivano da uno, due, tre, cento, mille persone, quindi qualcosa certamente che non funziona c’è in questa attuale gestione.  Come giornalista,  nel nostro programma "SportUp" posso dire che abbiamo sempre analizzato con coerenza i fatti, abbiamo sempre sottolineato durante le nostre dirette anche il coraggio da parte di De Meis di prendere in mano una situazione non facile in virtù della precedente gestione.  Abbiamo puntualizzato i suoi meriti, criticato in maniera rispettosa il calcio giocato e alcune scelte societarie, fatto presente che si tratta di un imprenditore giovane e indotto anche gli sponsor della città a rendersi partecipi al progetto Rimini. L’abbiamo seguito quando ci aveva riferito che la Lukaap non era più da prendere in considerazione e  di conseguenza affrontando la tematica senza perseverare  gettandoci con entusiasmo sulla trattativa intrapresa con gli arabi. Una domanda mi sorge spontanea: ”Fabrizio ma ti sei mai detto usando la lingua più comune tra gli attuali giocatori del Rimini, ovvero il meraviglioso napoletano: “ Ma chi me le fat fa?”. Tradotto: “Ma chi me l’ha fatto fare?”.  Caro presidente mi duole dirle che molti  malumori sono arrivati anche dai diretti interessati, la tifoseria certamente aiuta, ma fino a quando ci saranno ritorni di fiamma come Acori e Ricchiuti l’ira sarà placata ma arriverà anche il tempo di prendersi le proprie responsabilità perché  va bene vincere la D col motto “Distruggiamola” ma occorre fare anche una Lega Pro usando ciò che recitava la campagna abbonamenti biancorossa, ovvero “con le palle!”. Dopo Acori e Ricchiuti, conoscendola credo che voglia emulare Bellavista ma la strada per essere come lui, è lunga, tortuosa, ricca di insidie dopotutto il Tevere non può trasformarsi in Marecchia. Ora accogliendo il rientro di Acori in patria stemperiamo il tutto con una battuta nella sua lingua madre appartenente alla meravigliosa Umbria:” Chi vole “l pan self etti, chi ji rode ‘l cul sel gratti"”, tradotto:” Chi vuole il pane lo affetti, chi ha un prurito al deretano se lo gratti!”. Via al calcio giocato.

Daniele Manuelli

Rispondi

Scopri di più da altarimini.it

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading