Riccione: Codacons chiede la chiusura del Samsara Beach. Indino, Silb: ‘Facile attaccare un imprenditore’

Nel weekend assembramenti pericolosi, esposto alla Procura della Repubblica e al Prefetto di Rimini

Uno dei party degli scorsi anni al Samsara (Foto repertorio)

Il Codacons chiede la chiusura del Samsara Beach, il noto stabilimento balneare di Riccione che attira migliaia di giovani da tutta Italia per la musica e gli eventi organizzati in spiaggia. Alla base dell’iniziativa dell’associazione, la situazione di estrema gravità segnalata dai cittadini nell’ultimo weekend, e che sfocia oggi in un esposto alla Procura della Repubblica e al Prefetto di Rimini.

"Numerosi video e fotografie pubblicate sui social network e segnalate al Codacons attestano come lo scorso weekend presso il Samsara Beach siano state violate le più basilari regole sul fronte coronavirus. – spiega l’associazione – Migliaia di giovani che ballavano in spiaggia attaccati uno all’altro, tutti rigorosamente senza mascherina e in totale sfregio delle regole sulla distanza minima. Un potenziale focolaio di coronavirus il Samsara Beach che, attirando giovani da tutta Italia, potrebbe far di nuovo esplodere l’allarme contagi nel nostro paese. Una situazione, purtroppo, non isolata, dal momento che giungono notizie di analoghi assembramenti anche presso altre spiagge e locali della penisola".

Per tale motivo il Codacons ha deciso di presentare oggi un esposto alla Procura della Repubblica e al Prefetto di Rimini, in cui si chiede di avviare indagini sull’episodio alla luce dei possibili reati contro la salute pubblica, accertando la responsabilità dei mancati controlli da parte sia del gestore del locale, sia delle forze dell’ordine, disponendo la chiusura al pubblico del Samsara Beach poiché non in grado di garantire il rispetto delle regole sul distanziamento sociale e sull’uso delle mascherine e valutando, in caso di accertati reati, misure cautelari nei confronti dei responsabili della spiaggia.

LA REAZIONE DEL SILB

Immediata la risposta del presidente del Silb, Gianni Indino, secondo cui si sta definendo un vero e proprio “accanimento” sull’industria dell’intrattenimento i cui imprenditori stanno strenuamente lavorando per adeguarsi alle norme anti Covid-19, per evitare assembramenti e garantire il contingentamento.
“Adeguare i locali ai protocolli, affiggere cartelli che spiegano i comportamenti da tenere, contingentare gli ingressi, limitare gli orari d’apertura e sensibilizzare tutti gli avventori ad ottemperare alle linee guida, qualche volta avendo in cambio anche brutte parole. – Così Indino in una nota – Più di questo cosa deve fare chi gestisce un locale? – dice Gianni Indino, presidente del SILB della provincia di Rimini -. Al netto di qualche episodio che si è contato sulla punta di una mano, sembra che ora si sia aperta la stagione delle segnalazioni e degli esposti.

Peccato che le segnalazioni e i video arrivino anche a noi, ma di tutt’altro tenore. Parliamo del Samsara Beach, discoteca sulla spiaggia di Riccione preso di mira dall’esposto del Condacons che nelle sue accuse arriva addirittura a descriverlo come “Un potenziale focolaio di coronavirus”. Un vocalist che ogni 10 minuti invita ad indossare la mascherina, il disinfettante ad ogni passo, tavoli distanziati, cartelli informativi e più uomini della security non sono bastati per non finire nel mirino dell’associazione consumatori. Eppure stiamo cercando solo di riprendere a lavorare e di farlo nel modo più sicuro possibile perché abbiamo a cuore la salute pubblica. E ci mancherebbe altro. Cerchiamo di salvare una stagione, di richiamare i turisti, di ripartire dopo mesi di chiusura forzata che ha messo i piccoli imprenditori in ginocchio e ora dobbiamo anche metterci a combattere con gli esposti.

Perché il Codacons non si accanisce contro le esultanze del calcio e le feste in piazza dei tifosi, contro le manifestazioni pubbliche senza distanziamenti, contro i giornalisti che si accalcano uno sull’altro per un’intervista, contro i viali invasi di persone a passeggio senza distanziamento, contro i treni o le metropolitane pieni di persone prive di mascherina? Su questi aspetti evidentemente non c’è attenzione da parte del Codacons. Mi viene da pensare che siano forti con i piccoli e deboli con i grandi. La colpa sembra sempre solo di chi investe e di chi crea impresa e lavoro. Troppo facile attaccare un singolo imprenditore e anche a torto, secondo quello che abbiamo visto nel video che ci è stato inviato e che faremo arrivare alle forze dell’ordine e al prefetto. Noi possiamo sensibilizzare, invitare le persone a comportarsi secondo le regole, vietare gli ingressi, ma non possiamo essere gli unici responsabili dei comportamenti altrui. Con questi divieti sta accadendo quello che è successo con il divieto di fumo nei locali: per farlo rispettare da tutti si è dovuta spostare la responsabilità (e la sanzione) in capo al singolo trasgressore.

Siamo stati fermi per oltre tre mesi, abbiamo dato il nostro contributo in silenzio nonostante il nostro comparto sia rimasto fuori dai sostegni statali e ogni giorno di chiusura ci avvicinasse al punto di non ritorno. Lo abbiamo fatto per permettere a questo Paese di ripartire, ma non è certo in questo clima di sospetti e battaglie che avremmo immaginato la ripartenza”.

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