Oltre il 40% dei gambettolesi soffre di steatosi epatica non alcolica (chiamata Nafld dall'acronimo americano derivato da "non alcoholic fatty liver disease"), una delle cause più frequenti dell'ingrossamento del fegato, provocata da un eccessivo accumulo di grasso nelle cellule epatiche. E' quanto emerge dalla prima fase dello studio epidemiologico dal titolo "Progetto Goose" condotto dal Dipartimento di sanità pubblica dell'Ausl di Cesena e dall'Unità operativa di Medicina interna del Bufalini, in collaborazione con i medici di Medicina generale su un campione di 354 cittadini residenti nel comune di Gambettola di età compresa tra i 29 e 64 anni. "Si tratta di un dato nettamente superiore a quello che ci si poteva attendere - ha commentato Paolo Pazzi, direttore dell'Uo di Medicina interna del Bufalini -. I risultati dello studio, infatti, evidenziano una prevalenza molto alta della steatosi epatica nella popolazione di Gambettola pari al 43,5% (39% nei soggetti con basso consumo di alcol, nel 70% dei casi in soggetti con consumi più sostenuti di alcol). Un dato elevato soprattutto se si considera che indagini epidemiologiche condotte su scala internazionale indicano una prevalenza della malattia nel 25-30% della popolazione". "Per di più, - continua Pazzi - studi recenti indicano anche che la steatosi epatica, diversamente da quanto riportato in passato, non ha una prognosi invariabilmente benigna ma, al contrario, in un consistente sottogruppo di soggetti, la storia della malattia è sostanzialmente sovrapponibile a quella dell'epatite cronica da virus C, potendo evolvere in cirrosi nel 10-20% dei casi a 10 anni". Un ultimo dato, anche questo di recente acquisizione, riguarda la forte associazione della steatosi epatica alla cosiddetta sindrome metabolica e quindi all'aumentato rischio cardiovascolare. "I fattori più fortemente associati alla presenza di steatosi nei gambettolesi - ha aggiunto Mauro Palazzi, direttore dell'Uo Epidemiologia e comunicazione del Dipartimento di sanità pubblica - sono risultati la sedentarietà, il soprappeso, l'aumento del giro vita (equivalente dell'obesità addominale), l'ipertensione arteriosa, i bassi livelli di colesterolo "buono" (HDL-colesterolo), diabete o anche solo l'iperglicemia, e l'aumento di alcuni esami del fegato (in particolare la gamma-GT)". Questi dati - ha spiegato Palazzi - indicano in modo piuttosto chiaro che l'alta prevalenza di steatosi epatica osservata nel campione di cittadini oggetto dello studio è sostanzialmente riconducibile ad errati stili di vita, in particolare scarsa attività fisica ed alimentazione inadeguata. Pochi, infatti, sono i gambettolesi che svolgono attività fisica regolare e scarsa risulta l'assunzione giornaliera di frutta e verdura".