Omicidio Rimini; tunisino interrogato, non mio il coltello

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Per l’omicidio di sabato sera a Miramare di Rimini, dove un tunisino ha accoltellato a morte un connazionale, il giovane nordafricano arrestatato si difende: la sua versione  che il coltello era della vittima e che non c’ stata premeditazione. Tarek Omezzine, 28 anni, accusato dell’assassinio del connazionale ventiseienne,lo ha sostenuto nell’udienza di convalida del fermo. Secondo il tunisino, il motivo delle liti con l’altro giovane era passionale e i contrasti sarebbero iniziati nei giorni precedenti il fatto di sangue. Allaia Med Soufieny, il compagno di lavoro ucciso, gli avrebbe detto di aver avuto una relazione con la sua ragazza. Ma secondo l’omicida non c’era premeditazione nella sua azione: ha detto anzi di aver ferito a morte il connazionale nel tentativo di difendersi, in una colluttazione. La magistratura ha disposto una perizia sul coltello per rilevare aventuali impronte digitali della vittima e un’altra perizia sul detenuto per verificare la natura delle ferite che sostiene di aver riportato nella colluttazione. Scarcerati intanto due degli accusati di favoreggiamento: uno aveva ospitato il tunisino in casa sua, un altro si trovava con lui al bar davanti al quale  avvenuto l’omicidio.

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