Cinque consiglieri in meno e il presidente uscente, Sandro Tiraferri, riconfermato alla guida di Hera Rimini. Queste le novità emerse durante la riunione del consiglio di amministrazione della multiutility della città romagnola. Accanto a Tiraferri, nel cda siederano Vincenzo Gallo quale vicepresidente e i consiglieri Andrea Baldassarri, Ennio Balsamini, Gianluca Conti, Biagio Giovannini, Franco Marches, Fabrizio Nicolini. Quest'ultimo, di Santarcangelo di Romagna, è l'unico nuovo membro. "La riconferma sostanziale del cda è per noi una soddisfazione - ha detto Tiraferri - vuol dire che qualcosa di buono tra le mille critiche avremo anche combinato. Noi siamo un braccio operativo della holding e lavoriamo sul teritorio per conto della spa, e rispetto al resto del gruppo non abbiamo energia da vendere, quindi ci concentriamo su igiene ambientale e acqua". Guardando al futuro, il presidente ha aggiunto che il principale obiettivo sarà la raccolta differenziata. E sul fronte dell'acqua? "Abbiamo circa 30-35 milioni di investimenti da fare per continuare l'opera di ammodernamento delle reti e per abbassare la percentuale di perdite visto che acqua ce n'é sempre meno. Abbiamo inoltre realizzato un'azienda ad hoc per quello che non rientra più nel nostro core business (verde, strade, onoranze funebri) che cederemo ai comuni di Rimini e Santarcangelo". Una battuta Tiraferri l'ha riservata al rapporto con i clienti, ammettendo che "i rapporti non sempre sono stati idilliaci, e Hera si assume le sue responsabilità". All'inizio la difficoltà era dovuta al fatto di dover passare da cinque aziende comunali a una provinciale, "e questo ha creato molti mal di pancia; poi la riorganizzazione che ne è seguita non è stata facile. Inoltre c'é stata attorno a Hera una feroce battaglia politica, e poi la raccolta differenziata ha creato un po' di scompiglio. Ma siamo arrivato al 42% a livello provinciale e siamo moderatamente soddisfatti". A proposito delle tariffe, il numero uno di Hera ha ricordato come, mentre fino a dieci anni fa gli acquedotti erano finanziati dagli enti pubblici e non si pagavano affitti, oggi con la boletta paghiamo 30 milioni di investimenti, un affitto ai comuni per la proprietà degli impianti, 6-7 milioni solo a Rimini; poi l'acqua che compriamo da Ridracoli, quindi i dividendi ai Comuni soci sugli utili che facciamo e infine le tasse". A differenza del passato quando "l'acqua era una spesuccia", per Tiraferri "oggi tutto va sulla tariffa, ma i servizi sono aumentati, qualsiasi persona di buon senso deve ammetterlo".