In altre parole eroe e non avventuriero. Ecco, in estrema sintesi, il verdetto del Processo presieduto da Gianfranco Miro Gori, sindaco di San Mauro e fondatore dei processi alla Torre. In realtà si è trattato di una vittoria a metà. Perché quello che si preannunciava come un verdetto a senso unico e scontato in terra di Romagna, in realtà è stata una scelta sofferta decisa a maggioranza allultimo voto (4 voti a favore, 3 contrari). Risultato: leroe dei due mondi è stato sì assolto ma non a formula piena. Al punto che più di uno spettatore ha rumoreggiato durante la letture del verdetto, rendendo necessario lintervento del presidente Gori per placare gli animi.
È stato questo linaspettato epilogo del Processo svoltosi venerdì 10 agosto a San Mauro Pascoli organizzato dallassociazione Sammauroindustria. Un Processo decisamente sentito dal pubblico romagnolo accorso in massa allevento (cerano circa mille persone), pronto a contestare a voce alta prima alcune prese di posizione di Ernesto Galli della Loggia, nonché le tesi dellaccusa di Angela Pellicciari. A smorzare i toni ci ha pensato lanchorman David Riondino con alcune letture pascoliane e garibaldine.
La serata ha preso il via con i due testimoni: gli storici
Roberto Balzani a Ernesto Galli della Loggia. Balzani, delluniversità di Bologna, ha sottolineato il rapporto di Garibaldi con la Romagna, la cui data decisiva è lagosto del 1849. Caduta la Repubblica Romana, Garibaldi è in fuga braccato da più eserciti. Dopo avere fatto tappa a San Marino (31 luglio), con 250 fedeli, e quasi cieco, si rifugia in diverse cittadine romagnole (Cesenatico, Forlì, Ravenna ) lasciando un segno destinato a durare fino ad oggi. Nasce così il mito di Garibaldi in Romagna, che permane fino ai giorni nostri. Al punto che a Ravenna la casa del suo rifugio dopo lunità dItalia è divenuta un luogo di culto laico.
Diversa limpostazione dellaltro testimone, Ernesto Galli della Loggia, che al suo esordio ha subito chiesto di sciogliere il Processo perché non spetta agli storici dare dei giudizi. Visto però che la mia richiesta non potrà essere esaudita passo allanalisi del tema. Dico subito che Garibaldi è stato nel contempo un eroe e un avventuriero. Ha vissuto le contraddizioni del Risorgimento e il paradosso di essere stato un rivoluzionario al servizio del moderatismo. I moderati da soli mai sarebbero stati in grado di fare il Risorgimento: necessitavano dei rivoluzionari, ovvero di un personaggio come Garibaldi. Cavour laveva capito e qui sta la sua grandezza. Lo storico poi si è soffermato sullultima fase di vita di Garibaldi. Dopo lunità dItalia Garibaldi capisce di non avere più un ruolo nel nuovo Stato. Inizia qui un ventennio di dura critica alla nostra vita politica, disprezzo per le istituzioni democratiche e del parlamentarismo. In questo senso può essere considerato un padre del sovversivismo italiano: da una parte considera il governo come unistituzione che tradisce i voleri del popolo; dallaltra, ritiene che sia giusta unazione di forza per sovvertire il governo che tradisce il popolo. Nasce così unideologia di patriottismo sovversivo che è andata avanti per decenni.
Dura larringa dellaccusa, guidata dalla storica Angela Pellicciari, che si è soffermata sullimpresa dei Mille, definita unazione non progettata da Garibaldi ma dagli uomini di Cavour. Ci sono gli scritti di tre illustri esponenti del liberalismo risorgimentale che lo testimoniano. Gli scritti autografi di Giuseppe La Farina, braccio destro di Cavour, che attestano come l'idea della spedizione sia stata programmata nei dettagli da lui e dal politico piemontese. Dopo il Congresso di Parigi del 1856, La Farina si recava tutte le mattine due o tre ore prima del giorno nella camera da letto di Cavour per mettere a punto il piano. Quelli di Carlo Persano, comandante della flotta sabauda, mandato da Cavour a seguire Garibaldi. Persano nel suo diario racconta come ha corrotto l'ufficialità borbonica con i soldi dello Stato di Sardegna. Per non parlare anche di quelli di Pier Carlo Boggio. In definitiva, limpresa dei Milla è stata tuttaltro che gloriosa. In chiusura di intervento ha chiesto, tra i fischi e le critiche del pubblico: ve la sentite voi giurati di condannare un personaggio passato alla storia come liberatore mentre invece è stato un talebardo?.
Diverso il parere della difesa, la storica inglese Lucy Riall, che ha contestato le fonti dellaccusa: parlare male di Garibaldi si può, ma non attraverso documenti di politici di parte come nel caso di La Farina, ha tuonato. Aggiungendo: La documentazione fino ad oggi emersa al contrario ha evidenziato che il governo piemontese ha subito, e non incentivato, limpresa dei Mille. Cavour addirittura la considerava pericolosa. Solo quando si è reso conto che limpresa stava andando a buon fine è intervenuto per controllare e portare a proprio vantaggio lavvenimento. E qui sta il suo capolavoro. Questa la richiesta alla giuria: di assolvere Garibaldi in quanto padre dellunità dItalia e parte costitutiva della nostra identità nazionale.
La giuria dopo una lunga camera di consiglio ha deciso di assolvere Garibaldi per insufficienza di prove con un verdetto di stretta maggioranza: pur riconoscendo alcuni eccessi nelle campagne garibaldine, si è ritenuto di non procedere alla condanna per insufficienza di prove. Garibaldi dunque è un eroe. Anche se dimezzato da questo verdetto.