E' finito male, con uno strascico giudiziario, un accordo commerciale verbale raggiunto nel 2003 tra i tre soci della principale agenzia di pompe funebri di Novafeltria e un marmista che lavora a cavallo fra le province di Pesaro e Rimini, e che ora accusa i tre di estorsione. Secondo l'intesa, per un compenso di 30 mila euro l'anno (su un giro d'affari stimato all'epoca in circa 150 mila euro) l'agenzia avrebbe fatto in modo che i suoi clienti si rivolgessero al marmista per ordinare lapidi e quant'altro ad ornamento delle tombe dei propri defunti. L'accordo è andato avanti senza scossoni per due anni, con versamenti mensili da parte del marmista ai soci dell'agenzia. Nel 2006 però la collaborazione è saltata, e il marmista ha denunciato i titolari dell'agenzia di Novafeltria per estorsione aggravata. Il gup di Pesaro gli ha dato ragione, rinviando a giudizio i tre, che però si dichiarano estranei ad ogni accusa. Sia gli indagati sia il loro accusatore sono rappresentati da studi legali riminesi.
Servizio audio di G.V.