Nel residence c’era una casa per escort, al lavoro una trentina di prostitute. Gestori sotto accusa

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Si è aperto a Rimini il processo su un caso di tolleranza e favoreggiamento della prostituzione scoperto dalla Guardia di Finanza, nel giugno 2016, in un residence di Miramare. Gli imputati sono i gestori, padre e figlio di 69 e 22 anni, ma anche due cittadini romani di 67 e 55 anni. Il residence ospitava una trentina di prostitute, scoperte durante un'attività della Finanza mirata a un altro obiettivo, il contrasto al lavoro nero. Le Fiamme Gialle infatti si accorsero di un via vai di ragazze giovani e in abiti succinti, in compagnia di uomini sempre diversi, dal residence. Sono partite così le indagini, proseguite sentendo quelli che erano i clienti della regazze, fino al sequestro dell'immobile e all'arresto dei due gestori e del 67enne. Quest'ultimo, difeso dall'avvocato Massimiliano Orrù, svolgeva attività di tuttofare – come il 55enne finito denunciato – in cambio di vitto e alloggio. Secondo la pubblica accusa, i gestori del residence erano consapevoli di ciò che facevano le ragazze alloggiate nelle stanze e favorivano l'attività di prostituzione con il controllo degli ingressi e degli spazi comuni, sia di persona, sia con sistemi di videosorveglianza.

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