Fallimento del Rio Grande di Bellaria, interviene il Comune "sempre disponibili ad aiutare"

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Nei giorni scorsi è stato decretato il fallimento del Rio Grande, storico locale di Bellaria Igea Marina dopo 45 anni di attività.
L'amministrazione Comunale di Bellaria Igea Marina interviene con una nota stampa nella quale ripercorre le vicende degli ultimi anni.

Di seguito la nota stampa

L’Amministrazione Comunale, pur comprendendo l’amarezza dei suoi protagonisti, intende fare chiarezza e ordine, a partire dai fatti, sulla vicenda che ha visto coinvolto il locale “Rio Grande”: una partita su cui, è opportuno precisare sin da subito, l’Amministrazione ha fatto ciò che era possibile e consentito per giungere a un esito positivo della stessa, all’interno dei paletti stabiliti dalla legge.

L’epilogo di questi giorni è frutto di una vicenda che nasce tredici anni fa, con l’accertamento di difformità edilizia effettuato dagli uffici comunali nei confronti della struttura, con conseguente ingiunzione di demolizione delle opere accertate in difformità: era l’ottobre 2002, per la cronaca gli anni della prima giunta Scenna.

Alle criticità ravvisate sul piano edilizio si aggiunsero quelle che l’allora Genio Civile evidenziò, l’anno successivo, sotto il profilo statico e di violazione della normativa tecnica: oltre venti abusi, che si sommavano alle oltre trenta irregolarità riscontrate sul piano edilizio. Era il 2003, lo stesso anno in cui la proprietà presentò ricorso al Presidente della Repubblica, sia contro l’ingiunzione di demolizione, sia contro le diffide emesse dall’ex Genio Civile.

Tali iniziative hanno dato vita a un lungo iter giudiziario, che ha visto il privato perdere a tutti i livelli di giudizio, fino all’ultimo atto rappresentato dal respingimento del secondo ricorso, nell’aprile del 2013. A questo punto, l’Amministrazione ha dovuto prendere atto della situazione, eseguendo un inevitabile, nuovo sopralluogo volto alla verifica dello stato dei luoghi, che ha evidenziato il persistere della situazione di irregolarità. In sostanza, quindi, il privato, dal 2002 null’altro ha fatto se non appellarsi e presentare un condono, per altro sommario e come tale irricevibile, senza dar corso né all’esecuzione degli interventi prescritti né – ed è bene sottolinearlo – agli adempimenti tecnico-amministrativi nei confronti dell’ex Genio Civile, di cui la proprietà si è affannosamente presa carico solo quando il Comune ha inevitabilemente riattivato le proprie procedure.

E’ bene sottolineare come l’attuale Amministrazione, che anche con il ricorso in itinere avrebbe potuto in questi anni dare seguito in qualsiasi momento all’ingiunzione di demolizione e rispristino dello stato dei luoghi – emessa, lo ripetiamo, dalla precedente Amministrazione nel 2002 – , abbia comunque deciso di attendere la conclusione dell’iter giudiziario. Tale atteggiamento è prova tangibile della volontà politica di adoperarsi per il mantenimento della struttura e di tutto ciò che essa rappresenta, anche a livello occupazionale. Una scelta, quella di attendere l’evolversi dei fatti, che fa il paio con i numerosi contatti avuti con la proprietà, con una disponibilità mai venuta meno anche negli incontri avvenuti in presenza di imprenditori interessati a subentrare. Una possibilità, quest’ultima, tramontata per ragioni evidentemente estranee all’attuale Amministrazione Comunale.

L’Amministrazione respinge quindi in toto qualsivoglia accusa di responsabilità, anche indiretta, rispetto alla chiusura del “Rio Grande”, rispondendo così anche a chi, magari, avrebbe voluto una gestione della vicenda al di sopra della legge e della legalità.

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