Tre condanne per morte paracadutista, tra gli imputati anche 68enne riminese

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Condannati tre esperti paracadutisti imputati per la morte di una giovane caporale siciliana annegata in un laghetto di cava il pomeriggio del 22 febbraio 2010 al termine del suo primo lancio sull'aeroporto civile della Spreta, a Ravenna. La vittima, Giovanna Melania La Mantia, 22 anni, era originaria di Trapani ed era in forza al 46/o reggimento Trasmissioni di Palermo. Dopo due ore di camera di consiglio, in tarda serata il giudice Corrado Schiaretti ha inflitto un anno di reclusione a Renzo Carlini, 68 anni, di Rimini, presidente della locale associazione paracadutisti e quel pomeriggio direttore di esercitazione, e ad Andrea Tomasi, 43 anni, di Poggio Rusco (Mantova), pure lui presidente della locale associazione paracadutisti e chiamato in causa in qualità di direttore di lancio. Otto mesi sono toccati all'istruttore di fune vincolo della ragazza, Marco Basilio Schenetti, 45 anni, originario di Castelnovo Monti (Reggio Emilia), brigadiere Cc in servizio a Modena, in passato in forza al 1/o reggimento carabinieri paracadutisti del Tuscania e direttore di lancio della scuola modenese. Per tutti e tre pena sospesa. Il Pm Monica Gargiulo aveva chiesto due anni di reclusione a testa anche alla luce dell'aggravante legata alla previsione dell'evento, tuttavia esclusa dal giudice. Alla parte civile è stata concessa una provvisionale totale di 325 mila euro. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni. Giovanna Melania La Mantia era arrivata a Ravenna assieme ad altri allievi della scuola trapanese di Castellammare del Golfo per alcuni lanci milite-assistiti per poter conseguire il brevetto. Secondo la Procura, a determinare la sua caduta nel laghetto, più che una raffica di vento o uno sbaglio sulla rotta dell'aereo, fu un'errata quanto consolidata interpretazione in merito alla zona utile di atterraggio. Le difese – avv.Franco Sarzi Amadé di Reggio Emilia, Luciano Pari di Rimini e Claudio Arria di Mantova – hanno invece in varia misura puntato sulle attribuzioni delle responsabilità e sul fatto che la giovane, ritrovata sul fondo del lago dopo cinque giorni di ricerche, non avesse eseguito nessuna delle manovre come da manuale per mettersi in salvo. La parte civile era rappresentata dagli avv.Michele Cavarretta e Sabina Bonfiglio di Trapani. In aula c'era anche il padre della vittima.

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