Di Riccardo Giannini
Un vero e proprio shock per i bilanci delle aziende sanitarie, all'uscita dall'emergenza pandemica. L'assessore regionale Donini batte così cassa con il Governo Meloni: lo Stato deve rimborsare 87 milioni di euro di spese sostenute per fronteggiare la pandemia, altrimenti sarà il collasso, anzi, usando le parole di Donini, "un naufragio". Da una parte i bilanci dell'ente regionale e dell'Ausl, fortemente a rischio; dall'altra un servizio sanitario che ha punte di eccellenza, ma anche tante criticità, in primis dovute alla mancanza di personale. Il rischio è che all'orizzonte ci siano altri tagli.
La politica scende su un terreno di scontro scontato e anche comodo, il governo regionale a targa Pd accusa il governo Meloni, i consiglieri di opposizione attaccano il Pd, colpevole di "mala gestio" delle risorse economiche in Regione e per aver assegnato responsabilità al neogoverno, in carica da 4 mesi, e non al governo Draghi, sostenuto anche con i voti parlamentari del Pd. La consigliera regionale Castaldini (Fratelli d'Italia) ha parlato di rischio di commissariamento della sanità e di una situazione finanziaria già grave ancor prima della pandemia. Da Rimini l'amministrazione comunale si schiera a fianco dell'amministrazione regionale, in una lunga nota in cui si sollecita un accordo con il Governo. Invocando non solo i rimborsi, ma anche un aumento delle "dotazioni finanziarie e organiche sufficienti a sopperire ai tagli fatti nel corso degli anni", dimenticando (o forse no..) la linea di austerity inaugurata dal governo Draghi e proseguita inesorabilmente dall'attuale Esecutivo. I mancati rimborsi all'Emilia Romagna sono visti da palazzo Garampi come uno sfregio verso una delle Regioni che, "grazie a impegno e investimenti, ha constentito al Paese di traguardare le ore più buie del servizio sanitario nazionale, fungendo davvero da prima linea e da cintura di sicurezza per una popolazione alle prese con un nemico sconosciuto e letale". Con un richiamo a tutta la politica, alle promesse fatte riguardo alla sanità, "alla sua centralità, al fatto di investire prioritariamente su di essa proprio nella direzione opposta degli errori fatti nei decenni precedenti". Da Rimini si invoca "un'operazione di ripensamento, di riorganizzazione del sistema" e parte il monito a evitare divisioni, l'invito alla politica a essere unita e al servizio dei cittadini e delle comunità. Il sospetto è che l'invito (un po' democristiano: il sindaco Sadegholvaad ci perdonerà) difficilmente potrà far breccia in una politica particolarmente litigiosa e perennemente in campagna elettorale, mentre (ci perdonerete il rifugio nel populismo) medici e infermieri continuano ad accumulare straordinari, le liste d'attesa sono liste d'attesa infinita, i ricchi si curano bene grazie alla sanità privata e i poveri si devono arrangiare.