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Rimini, alberghi sfitti da trasformare in case popolari contro l'emergenza affitti

Lo propongono gli attivisti di Casa Madiba

Attualità Rimini | 07:38 - 26 Febbraio 2023 Foto da Casa Madiba Foto da Casa Madiba.



Giovedì pomeriggio (23 febbraio) i rappresentanti dello Sportello casa di Casa Madiba hanno incontrato l'assessore del Comune di Rimini Kristian Gianfreda, in primis per trovare una soluzione allo sfratto da alloggi Acer di due donne sole, vittime peraltro in passato di violenza domestica: lo sfratto sarà esecutivo dal 22 marzo. L'incontro è stato anche un'occasione di confronto sulle politiche adottate dall'amministrazione comunale per contrastare l'emergenza abitativa e risolvere il problema del caro affitti.

Casa Madiba ha puntato il dito sull'aumento delle abitazioni o dei singoli appartamenti messi a disposizione dei turisti, i cosiddetti affitti brevi. Fenomeno non più legato all'estate, anche perché i soggiorni possono essere appunto anche limitati a un paio di notti. Come noto, in città è calato il numero di alloggi messi a disposizione, in affitto, a cittadini non proprietari di un'abitazione propria o a lavoratori che si sono spostati a Rimini. Questo ha determinato un forte aumento dei prezzi. 

Da una parte Casa Madiba sollecita il governo a regolamentare il fenomeno ("L'Italia unico paese Ue a non averlo fatto"), dall'altra chiede interventi più concreti all'amministrazione comunale: in primis, per tamponare l'emergenza sfratti, una moratoria per il periodo estivo, "vista l'impossibilità di individuare alloggi nel mercato privato e i forti meccanismi speculativi che caratterizzano residence e alberghi".

Gli attivisti sollecitano l'amministrazione ad ampliare il parco immobiliare pubblico, aumentando gli alloggi di edilizia residenziale pubblica e di edilizia residenziale sociale, partendo dunque da una ristrutturazione rapida di quelli attualmente chiusi, suggerendo inoltre di riutilizzare le strutture ricettive e turistiche abbandonate. Alberghi quindi da "riconvertire e ristrutturare", pensando "a forme di abitare condiviso da un lato ma anche a modelli di turismo sostenibile, che sappiano interrogarsi e affrontare le criticità intrinseche che questi ripercuotono sul tessuto sociale, lavorativo e sull'ambiente". 

In sostanza, evidenziano gli attivisti di Casa Madiba, "occorre pensare a politiche abitative che sappiano rompere la segmentazione che le ha contraddistinte fino ad ora, che siano in grado di fornire risposte a 360° ad una platea sempre più eterogenea in termini di composizione sociale, bisogni e aspirazioni e che smontino al contempo quel piano gerarchizzante che troppo spesso abbiamo visto riprodursi in questo ambito sociale, dove le risorse si tolgono e suddividono sulla base delle sfortune che una persona in precarietà abitativa accumula". 

Il problema dell'abitare, evidenziano, "è un problema sistemico" e come tale deve esser trattato, "per potere sganciare definitivamente il concetto di politiche per l'abitare da quello del mercato e della proprietà privata. "La casa non può e non deve essere una merce", chiosano gli attivisti di Casa Madiba.


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