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La domanda presentata tre giorni dopo, pescatori riminesi esclusi dai ristori 'fermo pesca' 2020

Il presidente di Legacoop Agroalimentare nazionale ha scritto alla ministra Calderone

Attualità Rimini | 12:09 - 21 Febbraio 2023 Immagine di repertorio La domanda presentata tre giorni dopo, pescatori riminesi esclusi dai ristori Covid Immagine di repertorio La domanda presentata tre giorni dopo, pescatori riminesi esclusi dai ristori Covid.

Una vicenda che riguarda Rimini e la sua marineria, ancora una volta trascurata dalla burocrazia durante la pandemia, nonostante le tante azioni a favore della cittadinanza svolte in quei giorni. I pescatori riminesi sono “colpevoli” di avere tardato 3 giorni nella presentazione di una domanda, anche a causa del fatto che l’invio era possibile solo in digitale, e quindi sono stati esclusi dai contributi per il fermo pesca 2020. È quanto emerge dalla lettera aperta che il presidente di Legacoop Agroalimentare nazionale, Cristian Maretti, ha scritto alla ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elvira Calderone, chiedendole pubblicamente di intervenire per risolvere la questione, risalente al precedente Governo.

 I fatti. Allo scoppio della pandemia anche il settore della pesca è messo in ginocchio e attende una serie di ristori governativi. In particolare il cosiddetto “fermo pesca”. Nel caos di quei giorni prima il decreto non arriva, poi per mesi mancano i provvedimenti applicativi. Quando vengono fatti partire siamo già al 3 febbraio 2021, un anno dopo. A quel punto l’infausto errore: il ministero dà  pochissimo tempo per elaborare e produrre centinaia di domande, le marinerie e i loro centri servizi vanno in tensione. Nonostante una breve proroga l’errore è dietro l’angolo. In questo caso un ritardo di tre giorni, causato da un invio telematico. Ma per questo  breve ritardo, i pescatori riminesi hanno perso i tanto attesi fondi del fermo pesca.

 

«Il 30 gennaio del 2023 viene spiegato, con il più educato dei toni burocratici da una nota del Ministero che i tre giorni di ritardo prevalgono su tutto e su qualunque altra considerazione», prosegue la lettera. Formalmente, la contestazione è ineccepibile.

«Una lettera aperta — conclude Maretti — è di per sé l’ammissione di una sconfitta, in questo caso non solo come Presidente di un’organizzazione di rappresentanza (uno dei tanti “corpi intermedi a cui si fa riferimento durante i convegni”), ma anche di un cittadino di fronte alle istituzioni della Repubblica. Considerando però l’eccezionalità a cui tutti abbiamo dovuto fare fronte, e l’impiego consistente di fondi a ristoro di ogni tipo di categoria, ci saremmo aspettati dal Governo maggiore comprensione per i pescatori, a cui non si può fare una colpa di essere poco esperti di invii digitali. Sappiamo che la ministra Calderone è appena entrata in carica, ci appelliamo a lei un’ultima volta per capire se è possibile riaprire la vicenda, in modo da dare alla Cooperativa un contributo fondamentale per la sua stessa esistenza».


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