Spopolamento: allarme Valmarecchia, i comuni si stanno "svuotando"

Tra i più colpiti negli ultimi dieci anni Casteldelci, Pennabilli e Sant’Agata Feltria

Veduta da San Leo (foto di repertorio)

Sono state pubblicate da Fondazione Think Tank Nord Est per Sole 24 Ore le percentuali sulla variazione della popolazione nei comuni della provincia di Rimini negli ultimi 10 anni (periodo compreso tra 2012-2022). Questi i dati nel dettaglio, suddivisi comune per comune (in ordine alfabetico): Bellaria Igea Marina (+ 2,58); Casteldelci (- 16,82); Cattolica (- 1,72); Coriano (+ 3,41); Gemmano (- 4,47); Maiolo (- 7,55); Misano Adriatico (+ 11,7); Mondaino (- 9,35); Montecopiolo (- 12,89); Montefiore Conca (+ 0,04); Montegridolfo (- 3,42); Montescudo-Montecolombo (nuovo comune) Morciano (+ 2,53); Novafeltria (- 3,91); Pennabilli (- 13,83); Riccione (- 1,29); Rimini (+ 2,52); Saludecio (- 0,95) San Clemente (+ 5,98); San Giovanni in Marignano (+ 4,38); San Leo (- 6,89); Sant’Agata Feltria (- 12,46); Santarcangelo di Romagna (+ 4,57); Sassofeltrio (- 6,64); Talamello (- 0,93); Verucchio (+ 0,27).

L’indagine demografica che prende in esame il decennio 2012/2022 mette in rilievo due elementi, di cui uno particolarmente delicato. Il primo dato è, nell’ambito di una crescita della popolazione tutto sommato contenuta dei Comuni della costa (fa eccezione Misano con un + 11,7%), si registra un incremento demografico soprattutto nei paesi della fascia intermedia o della prima collina: Coriano, Santarcangelo, San Giovanni e, per estensione, San Clemente. Le motivazioni possono essere diverse: relativa vicinanza dalla città per i servizi e il lavoro, costo degli affitti meno elevato, presenze di aree artigianali con annessi insediamenti abitativi.

Ma l’elemento più delicato è l’altro: negli ultimi 10 anni, probabilmente anche a causa dell’accentuarsi della crisi economica e con il ciclone della pandemia, non si è arrestata l’emorragia demografica dei Comuni della fascia collinare e montana. Tutti e 15 i Comuni in calo di residenti appartengono ai territori di Valconca e Valmarecchia. Non è questa la sede per discutere di un problema enorme e vera e propria emergenza nazionale come quello dello spopolamento delle aree interne. Ma, da fresco Presidente della provincia, una riflessione mi sento di porla: i residenti, la popolazione non la si riporta in quei Comuni con le belle parole. Su questo occorre essere molto chiari: tornerà a vivere in Valconca e in Valmarecchia se là torneranno servizi e lavoro. Vedo ancora molta confusione, anche ‘culturale’, sul tema. Bisogna tornare al realismo e al pragmatismo dell’obiettivo. Se pensiamo alla collina come luogo di sole seconde case o di gite domenicali fuori porta, con relativa monocultura turistica, ad esempio, dei negozi e dei pubblici esercizii, tra 10 anni la statistica registrerà un calo ancora superiore. In Valconca e Valmarecchia bisogna riportare lavoro e dietro al lavoro servizi. Solo così si riuscirà a invertrire questa rotta che, detto per inciso, non fa bene neanche al resto dei Comuni della provincia.

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