Eremo monte Carpegna, la neve c’è ma la seggiovia è chiusa

Dopo la tragedia di Stresa, occhi puntati sugli impianti sciistici di risalita

La seggiovia chiusa per manutenzione straordinaria

Le abbondanti nevicate di questa ultima parte di gennaio hanno imbiancato il Carpegna, ma gli appassionati di sci non possono usufruire del servizio fornito dalla seggiovia, inaugurata all'Eremo di Montecopiolo sul monte Carpegna nel 2007. Dopo la tragedia di Stresa, avvenuta nel maggio 2021, si è alzata l'attenzione sugli impianti sciistici di risalita. La seggiovia doveva essere sottoposta a revisione generale, con un costo preventivato, per la società di gestione, di 250.000 euro. Ma non è stato possibile fare alcunché: "Non c'erano fondi, non c'è arrivato nessun aiuto, né dalla Provincia di Rimini, né dalla Regione Emilia Romagna, con il cambio di Provincia abbiamo perso i contributi purtroppo", spiega Ambrogio Lattanzi, uno dei soci gestori dell'impianto. Rimangono aperti sia la sciovia, sia il tappeto usato per il campo scuola e per le discese sul bob. E in questi giorni l'afflusso di persone è stato significativo: in tanti attendevano con trepidazione la neve. Ma niente seggiovia e neppure niente ristoro al bar dell'impianto, che ha gestori diversi. "Anche lì si è messa in mezzo la burocrazia, tanti permessi, complicazioni", rileva Lattanzi. 

Anche a Villagrande stesse problematiche per l'impianto di risalita, a disposizione solo per le discese in bob e il campo scuola: "Sono scaduti i trent'anni di vita tecnica nel 2022. Potevamo fare una proroga di altri 15 anni, grazie a un contributo ottenuto dalla regione Marche, ma con il passaggio di Regione ci è stato revocato il contributo", spiega il sindaco di Montecopiolo Pietro Rossi, che aggiunge: "L'intesa tra Regioni invece prevede che tutto quello iniziato nelle Marche deve essere completato in Emilia Romagna. Mi sto muovendo però per sbloccare la situazione". Dalla Regione Emilia Romagna c'era disponibilità a dare contributo per un nuovo impianto, bypassando quindi la necessità di revisionare quello vecchio, ma sono subentrate altre complicazioni burocratiche. "Provincia di Rimini e alcuni consiglieri regionali si sono attivati, vedremo. L'impianto non può rimanere chiuso per sempre", chiosa il sindaco. 

Alla burocrazia però si aggiungono altre problematiche. I costi di gestione in primis, perché gli introiti derivanti dall'afflusso di visitatori calano in inverni non sufficientemente nevosi. Problemi che peraltro vanificano una concepibile strategia di promozione sui mercati turistici, quella che puntava a evidenziare, per il territorio riminese, la possibilità di offrire a turisti e visitatori sia il mare, che la montagna. "L'Alta Valmarecchia non è il Trentino, né il comprensorio del Cimone. Possiamo esserlo solo in parte nella bella stagione, attivando sempre di più l'escursionismo, in bicicletta e non", evidenzia il sindaco di San Leo Leonardo Bindi, che aggiunge: "La neve è un bene prezioso per combattere la siccità, ma dal punto di vista economico è solo una rimessa", in riferimento alle spese sostenute per ripulire le vie di comunicazione dalla neve. 

ric.gia.

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