"Disabile ma voglio autonomia",la battaglia di Gabriele

Il giovane sta facendo un percorso riabilitativo nel centro residente "Luce sul Mare" a Igea Marina

Gabriele Marone

Suona la batteria, adora cucinare ed è il responsabile del laboratorio Doggy Slurp di una associazione, dove vengono realizzati biscotti premio per i cani, ha praticato molti sport, tra cui equitazione e karate, lavorato come barista e fa il tutor ad altri ragazzi con disabilità. A 31 anni Gabriele Marone desidera, come tanti giovani, vivere la sua vita in modo indipendente e lasciare finalmente la casa dei genitori. Un sogno realizzato soltanto grazie alla sua famiglia e all'associazione Hermes Aps onlus che stanno pagando l'affitto di un appartamento, psicologo e un assistente che lo aiuta 24 ore su 24. Perchè Gabriele Marone, romano, è un disabile grave, la sua diagnosi è di schizofrenia paranoide con lieve deficit mentale e venerdì prossimo, alla vigilia della giornata mondiale della Disabilità, dovrà difendere il suo diritto a non rimanere confinato in un istituto davanti al Giudice Tutelare del Tribunale di Roma che stabilirà se dovrà rientrare in un istituto e nominare qualcuno che prenda le decisioni al suo posto.

La Asl Rm 2, infatti, si è rivolta al Tribunale Ordinario di Roma, ufficio "Affari Civili" per chiedere che Gabriele vada prima "in una struttura socio-sanitaria" per consentire "la stabilizzazione delle condizioni cliniche" e nominare "un amministratore di sostegno estraneo al nucleo familiare", in pratica un tutore che decida ciò che è meglio per lui. Perchè la Asl ritiene Gabriele "non in grado di provvedere ai propri interessi". "Mai mi sarei immaginata di attraversare tutto questo, con la paura di perdere il controllo di mio figlio" racconta la madre Loredana Gabano quasi in lacrime. La donna lavora come infermiera all'ospedale San Giovanni di Roma, mentre il marito è un vigile urbano da un anno in pensione. Hanno quattro figli, Gabriele è il terzo, mentre il quarto è disabile ed è stato adottato dalla coppia 20 anni fa, quando aveva 12 anni. Vivono a nel quartiere romano di Centocelle e per 7 anni hanno fatto ogni 15 giorni la spola tra Roma e Rimini, dove il figlio ha seguito un percorso riabilitativo nel centro residente "Luce sul Mare" a Igea Marina di Rimini e da ragazzo problematico con crisi di violenza fisica e verbale nei confronti dei familiari è diventato un giovane che pur avendo dei problemi reclama la sua autonomia. In età pediatrica a Gabriele viene diagnosticata la malattia, ma riesce a conseguire il diploma con l'aiuto di un insegnante di sostegno.

Finita la scuola tra i 19 ed i 22 anni c'è un peggioramento della sua situazione psichica. "Per l'inattività, senza studiare e soprattutto senza lavorare, senza impegni – racconta la madre – erano sempre più frequenti le crisi di aggressività nei nostri confronti. Non siamo mai arrivati al Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso) e nessuno di noi è finito in ospedale però quel periodo è stato molto duro". Dopo 7 anni Gabriele viene dimesso e si profila un progetto di vita autonoma assistita, praticamente un reinserimento nella società con un percorso protetto. "Sono cambiato da così a così – dice Gabriele girando la mano – E mi sono ripreso in mano la mia vita. Ora voglio vivere da adulto fuori dalla famiglia". A gennaio 2022 la Asl Rm2 comunica che c'è un posto per ricoverare Gabriele al Nomentana Hospital. "Una specie di hospice" sottolinea la madre. A quel punto la famiglia si rivolge ad un legale, l'avvocata Laura Andrao e ricorre al Tar.

Nell'aprile 2022 arriva la sentenza del Tar "a noi favorevole – spiega la donna – che obbliga le istituzioni sanitarie e sociali a redigere un progetto personalizzato in base alla legge 328, articolo 14". Il 26 settembre dalla Asl "viene presentato – sottolinea la madre del giovane – un progetto a metà che non tiene conto del sostegno psicologico e fornisce solo alcune ore di assistenza". La famiglia rifiuta e a metà ottobre viene notificata la richiesta della Asl fatta al tribunale di Roma, In occasione dell'udienza è stato organizzato da Avi onlus, Fish Lazio e Hermes Aps onlus in via Lepanto un sit-in per "il diritto all'autodeterminazione" di Gabriele. (Ansa).

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