Molestata da un collega di lavoro, il comune dovrà risarcirla di 15.000 euro

Il giudice ha sancito che la molestia sessuale, oltre a essere reato, costituisce una forma di discriminazione

Foto di repertorio

Un comune della provincia di Rimini è stato condannato a risarcire 15.000 euro a una lavoratrice vittima di molestie sessuali a opera di un collega di lavoro. Lo comunica Adriana Ventura, consigliere di parità della provincia di Rimini, che ha ha presentato ricorso presso il giudice del lavoro del Tribunale di Rimini, assieme all'avvocato Francesco Introna, mentre la lavoratrice era assistita dagli avvocati Tatiana Biagioni e Anna Danesi. 

Il giudice ha riconosciuto che le molestie sessuali possono configurare anche una discriminazione nei confronti della lavoratrice. Si tratta di "comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al sesso, venti lo scopo o l’effetto di violazione della dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo". Sono inoltre considerate discriminazioni le molestie sessuali, espresse in forma fisica, verbale o non verbale, "aventi lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo".

"Con l’approssimarsi del 25 novembre , giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la vittoria del ricorso rappresenta un tassello importante per perseguire la prevenzione di ogni tipo di violenza contro le donne che soprattutto nel mondo del lavoro subiscono una doppia vittimizzazione poiché spesso avere il coraggio di denunciare significa mettere in gioco la propria occupazione, la serenità familiare, il giudizio dei colleghi, della gente che mormora", evidenzia Ventura. 

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