Il football australiano, ovvero il fisico d’acciaio dei suoi giocatori

Ha molto più in comune con il rugby che con lo sport nazionale italiano

A cura di Redazione
19 luglio 2022 15:11
Il football australiano, ovvero il fisico d’acciaio dei suoi giocatori - Football Australiano
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Tradotto a volte erroneamente come “calcio”, il football australiano, pur con regole molto diverse, ha molto più in comune con il rugby che con lo sport nazionale italiano, a partire dalle sembianze del suo pallone. Non per niente, nonostante l’inglese di Sydney e Melbourne sia molto più simile a quello britannico di quello statunitense, anche lì al calcio ci si riferisce invece con la parola “soccer”. Ma cosa ha portato questa attività ibrida e nata quasi per caso a diventare non solo la più amata e seguita dal pubblico australiano, ma anche un classico delle scommesse online sulla 22Bet app o altre piattaforme di punta? La parola agli esperti.

Farebbe impallidire i giocatori italiani questo sport la cui stagione clou si svolge da giugno ad agosto, se si pensa alle temperature che i campi della Penisola raggiungono a cavallo di Ferragosto. Trasportandosi nell’emisfero sud, tuttavia, quei mesi sono invece quelli dalle temperature più miti a Sydney o addirittura più rigide a Melbourne o in Tasmania: l’ideale per uno sport basato sul contatto. Il campo da gioco è enorme, se paragonato a quello del calcio, raggiungendone quasi quattro volte la superficie con 185 metri di estensione. Alto anche il numero di giocatori, che per il football australiano raggiungono i 18 per squadra.

È tuttavia negli stadi che la forza di questo sport si celebra, raccogliendo fino a 100,000 spettatori se si pensa allo stadio di Melbourne, in un paese che conta solo 25 milioni di persone. Ed è facile capirne il successo in un paese multiculturale se si pensa alle sue origini. Le regole iniziali, mantenutesi pressoché invariate fino a oggi, furono infatti una combinazione di quelle del calcio in versione gaelica e del rugby per mettere d’accordo le due anime dell’Australia di metà Ottocento: irlandesi e inglesi.

La prima lega ufficiale fu fondata nel 1877 nello stato del Victoria, la cui capitale è appunto Melbourne, a cui si aggiunsero via via squadre dal tutto il territorio nazionale fino alla nascita dell’AFL (Australian Football League), come è oggi nota a livello globale. L’Italia ha un rapporto speciale con questo sport, non solo per i molti giocatori le cui famiglie avevano origini nella Penisola, come Bassi o Fevola, ma anche per gli accordi tra televisioni per proiettare, fin dal dopo guerra, le partite australiane anche nel Belpaese.

Se si guarda il campo da football dall’alto, una delle prime cose che si notano è la presenza di tre porte invece della classica porta singola del rugby. Con due pali a formare la porta centrale più ampia e altri due, distribuiti uno per lato, che creano due porte aggiuntive di dimensioni più corte, l’obiettivo del gioco è di segnare punti, realizzandone sei ogni calcio piazzato nella prima e uno se nelle altre due. Non esiste il concetto di meta, ma si mantiene dal rugby l’utilizzo del calcio come punizione per un fallo o un’azione non consentita.

Le squadre di football australiano si sono sviluppate nei decenni a partire dai quartieri delle metropoli, un po’ come il calcio in Italia. Melbourne ospita il celebre trio Collingwood, St Kilda e Geelong, oltre ai falchi dell’Hawthorn, e lo stato del Victoria da solo mantiene alto il primato di capostipite di questo sport con più di metà delle squadre a livello nazionale, oltre a ospitare lo stadio più grande. Tra gli altri ci sono l’Adelaide Oval e il Perth Stadium, condivisi da squadre come l’Adelaide e il Port Adelaide (South Australia) e Fremantle e West Coast (Western Australia). I campionati, che si svolgono nella primavera australiana, sono l’evento dell’anno per la popolazione del continente rosso, con famiglie che si ritrovano a casa dell’uno o dell’altro per un barbecue di fronte alla partita decisiva con urla di gioia o lacrime di delusione.

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