Renzo Bargellini: ‘Ho rischiato di morire. Non ricordo nulla, quel pirata ha una coscienza?’

A due mesi dall’investimento Lothar è ancora in clinica: ‘Spero di tornare a lavorare e di andare a San Siro’

Il super tifoso nerazzurro Renzo Bargellini conosciuto come Lothar

“Ho rischiato di morire, nella disgrazia mi ritengo fortunato, se così si può dire. Spero di tornare quanto prima al lavoro alla Mastellari Gomme e in Curva Nord a San Siro per vedere la mia cara, amata Inter. Sono i miei due desideri più grandi”.

Renzo Bargellini, il noto tifoso riminese dell'Inter noto per le sue peripezie al seguito della squadra nerazzurra in tutto il mondo, è in via di lenta ripresa. (Vedi notizia precedente). E' stato investito sabato 14 maggio da un'auto lungo la via Emilia, all'altezza del Ristorante Locanda di San Martino, ed è finito sanguinante sul ciglio della strada dopo la violenta botta alla testa. Lothar – questo il soprannome con cui Renzino è conosciuto in tutti gli stadi d'Italia – è ricoverato dal 6 luglio alla clinica Sol et Salus di Torre Pedrera, dopo una settimana al Bufalini di Cesena in prognosi riservata (e in coma farmacologico) e un altro periodo in terapia intensiva all'ospedale Infermi di Rimini.
Sta facendo riabilitazione.  Ha un collare per tenere bloccato il collo, si sposta con la sedia a rotelle, ma con un famigliare o un infermiere al seguito può camminare con l'ausilio di un deambulatore. Parla, ha un ottimo spirito, attorno ha sempre qualcuno con cui conversare come quando lo incontriamo: una coppia di amici.

Al mattino lavora in palestra per la riabilitazione e i risultati si vedono: “Ho una lesione ad una vertebra cervicale, per guarire completamente la strada è ancora lunga, ma io sono cautamente ottimista – commenta Lothar –. A fine mese farò una nuova Tac. Qui alla Sol et Salus sono bravissimi e professionali come del resto al Bufalini e all'Infermi”.

Renzo Bargellini, cosa ricorda di quel sabato del 14 maggio?

“Assolutamente nulla. Ho un enorme buco nero. So che erano passate le ore 21, saranno state le 21,30 circa. Ero in sella alla mia bicicletta tornavo da un locale del centro storico di Rimini quando lungo la via Emilia all'altezza del Ristorante Locanda di San Martino sono stato investito da un'auto e sono finito tra strada e fosso. Stavo tornando a casa a San Vito”.

Perché percorrere la via Emilia in bicicletta. Non è stato imprudente? In quella zona, purtroppo, sono già accaduti incidenti gravi.

“Proprio poco dopo il punto in cui sono stato investito c'è un sottopasso che conduce ad una via interna che porta a San Vito. Del resto, in passato avevo caricato la bicicletta sulla mia auto station vagon per usarla dalla zona delle Celle al centro di Rimini e viceversa. Tenuto conto che a quell'ora c'è molta luce e per evitare questo scarica-carica, ho pensato di usare la bicicletta”.

Chi ha prestato i soccorsi?

“Un abitante ha dato l'allarme a Polizia Stradale e 118. Risiede dall'altra parte della strada. Ero in una pozza di sangue per le ferite alla testa. C'era un gran traffico sulla via Emilia in entrambi i sensi, mi pare strano che nessuno abbia visto nulla e si sia fatto vivo neppure nei giorni seguenti quando hanno dato notizia i quotidiani e voi di Altarimini”.

Ci sono notizie del pirata? Che cosa vorrebbe dirgli?

“La Polizia Stradale sta indagando per individuare il responsabile, le telecamere hanno ripreso delle immagini. Mi chiedo: quell'automobilista che mi ha investito come si può sentire con la sua coscienza? Perché neppure nei giorni seguenti non si è fatto vivo? Ho rischiato grosso: ho perso molto sangue dalla testa e il colpo subito in una altro punto mi sarebbe potuto essere fatale”.

Ha ricevuto molti messagi e telefonate…

“Tantissimi e ringrazio tutti di cuore. Mi sono venuti a trovare a Rimini da Milano all'ospedale infermi: i miei amici si sono spaventati visto che ero ancora in terapia intensiva. Prossimamente verranno altri della Curva Nord. Si sono fatti vivi medici amici miei, mi hanno chiamato da ogni parte d'Italia senza contare i tantissimi messaggi su facebook. Al Bufalini, tutto fasciato e con la mascherina, sono stato riconosciuto da un infermiere per via di un piccolo tatuaggio che ho sul polso e la notizia si è diffusa ancora di più. La domenica mattina aspettavo due amici a casa per andare all'aeroporto di Verona e salire sull'aereo per Cagliari per seguire l'Inter. Quando sono arrivati mio fratello ancora non sapeva nulla dell'incidente”.

Quando sarà dimesso?

“Se come spero tutto andrà bene, lascerò la Sol et Salus il 3 agosto, ma dovrò continuare le terapie qui o in un'altra struttura”.

In bocca al lupo, Lothar.

Stefano Ferri

In gallery: il tributo della Curva Nord di San Siro a Renzo Bargellini nell'ultima partita casalinga della squadra nerazzurra e quello a Valverde di Cesenatico

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