Padre Orazio Olivieri della Penna fu un missionario cappuccino, avventuroso e innamorato della Chiesa alla quale si era accostato da giovane, accolto e avviato a severi studi classici dopo i quali, a circa 20 anni di età, entrò nel Monastero di Pietrarubbia. Ultimo di tre fratelli, cresciuti a pochi passi dal santuario della B.V. delle Grazie di Pennabilli, che evidentemente diede a padre Orazio una spinta decisiva verso quella che sarebbe stata la sua vita di missionario in Tibet.
Sabato 21 maggio, alle 10.30, nella sala San Pietro del monastero delle Agostiniane di Pennabilli sarà svelato il ritratto di Padre Orazio, rinvenuto dalle monache del monastero in un cassetto, dimenticato per quasi un secolo.
Per l'occasione è stato organizzato un convegno: gli interventi dei diversi relatori metteranno in luce anche la figura di Padre Orazio, in Tibet per ben 33 anni, apprezzato dai Lama e anzi incoraggiato a far conoscere la religione cristiana nel rispetto delle competenze, erudizione, correttezza nei rapporti. Fu chiamato il Lama testa bianca e questo fu e rimane il riconoscimento a lui fatto per l’impegno dispiegato a favore di quella popolazione con i colleghi cappuccini che avevano condiviso con lui i disagi. A Padre Orazio si devono numerosi studi, memorie della permanenza in Tibet e il primo dizionario Tibetano in lingua occidentale composta da 33.000 vocaboli. Il rietto per Padre Orazio e la condivisione di quanto aveva fatto in Tibet ha portato a Pennabilli il XIV° Dalai Lama, Tenzin Gyatso due volte, la prima nel 1994 e la seconda nel 2005.