Mamma e figlio riminesi morti nello schianto, chiesta condanna per 45enne
I fatti avvennero il 6 aprile 2019, sull'A-14, in direzione Foggia-Bari

La Procura di Bari ha chiesto un anno di reclusione per un 45enne di Corato accusato di omicidio stradale plurimo. Nell'incidente, avvenuto il 6 aprile 2019 sulla A-14, tra i caselli di Bari e Molfetta, persero la vita Milto Koci, 56 anni, e la madre 82enne Sanda Koci, residenti a San Clemente di Rimini.
Oggi (martedì 11 gennaio) davanti al Gup Isabella Valenzi si è tenuta una nuova udienza del processo celebrato con rito abbreviato, chiesto dall'imputato e condizionato all'esame del proprio consulente tecnico, sentito nella precedente udienza del 28 settembre. Il Sostituto Procuratore Francesco Bretone ha dunque chiesto condanna del 45enne e il giudice ha rinviato il dibattimento all'11 ottobre 2022, giorno in cui arriverà la sentenza. La famiglia delle vittime si è costituita parte civile, attraverso gli avvocati di Studio3A.
L'INCIDENTE I fatti avvennero alle 23.30 del 6 aprile 2019, sull'A-14, in direzione Foggia-Bari. Koci guidava la propria automobile, una Renault Clio, ma complice l'asfalto bagnato, finì fuoristrada, sbattendo contro il guard-rail e provocando anche il cedimento del basamento di un canale di scolo delle acque. Dopo l'impatto con il guard-rail, la vettura rimbalzò sulla strada, finendo di traverso sulla corsia di sorpasso, con il muso rivolto nella direzione opposta rispetto al senso di marcia. Il conducente scese dall'abitacolo, ponendosi all'altezza del parafango anteriore sinistro, sbracciandosi per segnalare la presenza del mezzo incidentato, con la madre ancora all'interno, ai veicoli in transito. Cinque automobili e un camion, come attestato dalle immagini acquisite dagli inquirenti, evitarono l'impatto. Non così la Ford Kuga guidata dal 45enne che, probabilmente per non urtare i pezzi di cemento del canale di scolo, si spostò in corsia di sorpasso, travolgendo la Clio e il 56enne. Un impatto tremendo che causò la morte dell'uomo ed ella madre.
LA PERIZIA Il perito della Procura, l'ingegner Giuseppe Brizzi, ha ricostruito il sinistro nella propria perizia, riscontrando responsabilità nella condotta di guida dell'imputato: "pur avendo avvistato i massi sulla strada ha continuato a mantenere l'andatura con la stessa velocità", stimata in non meno di 120 km orari e per di più in corsia di sorpasso, "sino all'impatto con la Clio ferma (…). Per scarsa attenzione alla guida e a quella velocità non è riuscito a evitare l'impatto. Alla vista dei massi su strada, avrebbe dovuto allertarsi e prudentemente rallentare e adeguare la marcia in modo tale da conservare il controllo del proprio veicolo dinanzi a qualsiasi circostanza, così come avevano evitato l'impatto tutti e sei i veicoli che lo hanno preceduto, alcuni dei quali, peraltro, marciavano a forte velocità".