La Polizia di Rimini ha eseguito una misura di custodia cautelare in carcere nei confronti di un filippino di 51 anni, accusato dell'omicidio del connazionale Galileo Landicho, giardiniere di 74 anni, accoltellato in stazione nel tardo pomeriggio del 21 novembre. L'indagato, dopo essere stato fermato, ha ammesso le proprie responsabilità: il movente sarebbe legato alla moglie dell'omicida reo confesso che, a suo avviso, la vittima importunava. L'ordinanza è stata eseguita ieri mattina. L'indagine della squadra mobile, coordinata dalla Procura, avrebbe consentito di raccogliere importanti indizi di responsabilità a carico dell'indagato, a partire da un'analisi del profilo della vittima e della comunità di riferimento.
Anche le immagini di videosorveglianza hanno consentito di identificare l'uomo e ricostruire la vicenda, partendo dall'avvicinamento dell'omicida alla pensilina dell'autobus, con l'attesa del momento giusto per colpire, poi la fuga a bordo di una bicicletta, ripercorsa nelle sue fasi.
L'indagato ha ammesso i fatti con dichiarazioni spontanee. Nell'interrogatorio di garanzia in mattinata ha confermato la versione dei fatti fornita nell'immediatezza dell'arresto.
Antonio Rapisura, questo il nome del presunto assassino, è stato ascoltato dal gip, VinicioCantarini, alla presenza degli avvocati difensori, Alessandro Petrillo e Monica Rossi, nell'interrogatorio di garanzia in Tribunale.
Rapisura, residente in Italia con la famiglia da anni, un lavoro come custode e giardiniere. Omicidio volontario e premeditato, l'ipotesi di reato che il gip ha trattato in una lunga ordinanza, ripercorrendo il lavoro meticoloso degli investigatori della squadra mobile.
La dichiarazione del sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad:
“Voglio esprimere un sentito ringraziamento a nome della città alla Polizia di Stato e alla Procura di Rimini per l’accurata e proficua attività di indagine che ha portato all’arresto nelle scorse ore del presunto autore dell’omicidio di Galileo Landicho, avvenuto lo scorso 21 novembre in zona stazione. Un episodio che ha scosso la nostra comunità e che oggi assume contorni più chiari, un crimine a quanto pare dal movente passionale, grazie ad un’azione investigativa che ha registrato un punto di svolta anche grazie all’acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza pubbliche e private installate nell’area, che hanno contribuito a definire l’evoluzione della grave vicenda e a risalire all’identificazione dei soggetti coinvolti. Un plauso quindi e ancora un grazie per il lavoro svolto alle donne e agli uomini della Questura di Rimini e alla Procura”.