Settima vittoria di fila per il Rimini - ottava in totale - a regolare la Correggese mantenendo il +3 sul Lentigione e spedendo a -8 l’Aglianese, avversario dei biancorossi al Neri tra due turni.
Il tecnico Marco Gaburro è soddisfatto e non solo per i tre punti. “Sono contento perché con la squadra ci eravamo detti alcune cose sulle quali migliorare ed in campo abbiamo provato a farle. Non era una partita così semplice: abbiamo fatto molto bene i primi 20-25 minuti, forse i migliori in casa considerando anche il valore dell’avversario, di grande intensità e di forza. Non siamo riusciti a trovare l’uno-due iniziale anche se il gol del vantaggio è stato importante. Poi abbiamo fatto più fatica nella seconda parte del primo tempo: avevo chiesto di essere un po’ sfrontati, ma quasi lo siamo stati troppo offrendo il fianco a situazioni evitabili. C’è stata una fase in cui sembrava accettassimo di offrire il fianco pur di andare a chiuderla, ma era un po’ troppo presto. Comunque la prima frazione è stata di livello. Nella ripresa abbiamo trovato un gol importante nel momento giusto per chiudere i conti ed evitare rischi. Nel complesso abbiamo fatto bene anche in fase difensiva. Ci prendiamo i punti, ma anche la prestazione".
Sull’altra sponda Gabriele Graziani, allenatore della Correggese, commenta: “Il Rimini è già una squadra forte di per sé e noi ci siamo creati dei problemi in più subendo gol dopo due minuti come già ci era ci era già successo con il Fanfulla e la settimana prima con il Mezzolara. Un handicap pesante per una squadra come la nostra ancora alla ricerca dell’assetto giusto visto che siamo partiti in ritardo. Su questo dobbiamo lavorare tanto perché poi quando la partita richiede una certa intensità fai fatica ad averla. Speravamo di avere più spazi, ma così non è stato. La mia squadra sa palleggiare bene, ma è ancora mentalmente fragile. Quel gol all’inizio ci ha destabilizzato, poi il 2-0 l’ha chiusa. Il Rimini ha vinto meritatamente. Avremmo voluto giocare il match in maniera diversa l’atteggiamento mentale deve cambiare. La linea tra vincere e perdere è molto sottile e in mezzo ci sta l’episodio, la scaltrezza, la palla inattiva. Noi non capitalizziamo quelle due-tre occasioni che creiamo, e poi diventa dura. Dobbiamo diventare anche mentalmente molto più squadra”.