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Alex Pagnini, azzurro del bob: 'A tutta birra verso le Olimpiadi di Pechino. E' il mio sogno'

'Questo sport dà emozioni uniche. Ho tanta passione, sopporto grandi sacrifici '. E' di Gradara, viene dall'atletica

Sport Gradara | 06:32 - 21 Marzo 2021 Il frenatore Alex Pagnini dietro al pilota Mattia Variola (Foto IBSF e Viesturs) Il frenatore Alex Pagnini dietro al pilota Mattia Variola (Foto IBSF e Viesturs).

Fa un certo effetto vedere un ragazzo di Gradara, che in estate lavora come bagnino in spiaggia, far parte della Nazionale di bob. Ed invece è proprio così. Dal caldo della sabbia e dell’acqua del mare al freddo delle piste ghiacciate di questo affascinante sport invernale. Accanto ad atleti del nord Italia, alcuni dai nomi impronunciabili (Patrick Baumgartner, uno degli azzurri più in vista), troviamo allora anche Alex Pagnini, classe 1994, studente di Scienze Motorie all’Università di Urbino e in testa il chiodo fisso della partecipazione all’Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino (dal 4 al 20 febbraio).

“Per coltivare questo sogno sto sopportando tanti sacrifici – racconta – ; sono un atleta semiprofessionista, per molti mesi all’anno tra competizioni e  allenamenti sono sempre impegnato e non percepisco una lira. La mia è pura passione. In questo sport non ci sono sponsor. La mia speranza è di riuscire ad entrare al più presto in un Gruppo Sportivo. Tra l’altro di tutti i miei compagni di squadra, sono l’unico che non ne fa parte. Dico la verità: mi cambierebbe la vita”.

Alex Pagnini, come nasce la sua passione per il bob?

“Io nasco con la passione dell’atletica leggera. Mi sono allenato per anni al campo di Cattolica con la squadra dell’Atletica 75; i miei primi allenatori sono stati Massimo Piovaticci ed Elena Cerri. Sono stato tesserato anche con società extra regionali per ampliare il giro di conoscenze e maturare altre proficue esperienze e tra queste una delle più importanti è stata nel 2018 la Sacmi Avis Imola. Il risultato migliore della mia carriera è stato il bronzo nei tricolori di Bressanone nella staffetta 4x400 nel 2019”.

E poi?

“Ho avuto una serie di infortuni fin da ragazzino, problemi alla schiena e alle ginocchia che mi hanno fermato, e comunque mi sono reso conto che per arrivare in alto, per partecipare alle Olimpiadi, bisogna possedere della qualità in più che io purtroppo non ho. La conoscenza e l’amicizia con il lughese Lorenzo Bilotti, velocista della Sacmi Imola, quattro ori ai campionati italiani nella velocità e argento ai campionati del Mediterraneo Under 23 sui 100 metri, hanno dato la svolta alla mia carriera sportiva”.

In che senso?

“Lorenzo, che è un mio coetaneo, nel 2016 si è reso conto – anche per certe dinamiche federali -  di non poter arrivare alle Olimpiadi. E’ diventato frenatore della squadra azzurra di bob ed è uno degli azzurri più in vista. Ha partecipato alla Coppa Europa, ha vinto la medaglia d'oro nel bob a quattro ai campionati europei juniores di Innsbruck 2019, con Baumgartner a condurre la slitta. Ha partecipato alla Coppa del Mondo, alle Olimpaidi invernali di Pyeongchang 2018, ai campionati mondiali di Schönau am Königssee 2017, agli Europei 2017 di Winterberg”.

E allora che succede?

“Mi sono confrontato con Lorenzo, mi ha spiegato i segreti di questa disciplina e mi ha messo in contatto con i tecnici federali e ho partecipato da profano ma con molta curiosità ad un raduno a Cesana Torinese, al Sestriere. Era la seconda parte del 2019, un mese dopo il podio della staffetta. Lì ho cominciato a fare i test. Non sapevo cosa mi aspettasse. Correre sul ghiaccio, salire al volo su un bob, andare in discesa, è tutta un’altra cosa rispetto alla mia esperienza nell’atletica leggera. E poi conta la conformazione della pista, la lunghezza, la sua larghezza, le curve, la pendenza che può variare al 7 al 20 per cento. Invece mi sono adattato bene. Ho scoperto una disciplina avvincente, che mi dà tanta adrenalina. Pensavo che l’atletica leggera e segnatamente i 400 metri fossero tutto per me, invece ho scoperto è il bob a permettermi di esprimere al massimo il mio potenziale fisico. E’ stato un amore a prima vista: posso sfruttare il mio background di velocista di atletica leggera nel migliore dei modi”.

Dalla sua storia si evince che le porte sono aperte a tutti.

“E’ così, sempre che si abbiano certi requisiti fisici e la cosa non è affatto semplice. Il bob non è uno sport per tutti: dovete mettere anche in conto la capacità di resistenza allo stress fisico oltre che emotivo. Ci vuole fegato. Ad esempio, su alcune piste la forza di gravità è superiore anche sette volte a quella normale, c’è un forte senso di schiacciamento nelle curve ad alta velocità. C’è il rischio di colpo di frusta o che si spacchi il casco con traumi alla testa. In ogni caso non è uno sport pericoloso: è più pericoloso fare una passeggiata in strada”.

Nel bob – a due o a quattro – ci sono i ruoli. Il suo qual è?

“Nel bob a due sono il frenatore, faccio coppia con il pilota. Io ho il compito di spingere il bob da dietro e salire in corsa stando rannicchiato alle spalle del pilota. Il pilota ha un responsabilità importante perché disegna la traiettoria: più è pulita più il bob va veloce. Ma anche il ruolo del frenatore non è da trascurare: più è forte la spinta, più il bob prende velocità”.

E il bob a quattro?

“La spinta in questo caso avviene da parte di tutti insieme in partenza e poi uno dopo l’altro tutti salgono sul mezzo a cominciare dal pilota. Il peso è maggiore: oscilla tra i 215 e i 230 chili escluso l’equipaggio, in totale deve essere al massimo 630 chili. Nel bob a due, invece, il peso è 390 chili equipaggio compreso. E per quanto riguarda la velocità, più o meno si equivalgono. In generale si viaggi attorno ai 120 km all’ora, ma ci sono tracciati in Usa in cui si toccano i 155 km/h. In questo caso il gioco di squadra è molto importante e c’è qualche rischio in più perché la pressione è maggiore”.

Inverno 2020-2021 è stata la sua prima stagione. Come è andata?

“Mi sono preparato per un anno, a maggio ho partecipato al raduno estivo con la squadra per poi trasferirci al Sestriere per i test sul ghiaccio e poi in Germania per tre settimane di raduno. In Italia scontiamo la mancanza di piste adeguate su cui allenarci, la più vicina è a Innsbruck in Austria. Da novembre a gennaio ho partecipato alla Coppa del Mondo in otto tappe tra Germania, Lettonia, Austria Svizzera. Ho fatto tre gare nel bob a due assieme al pilota Mattia Variola, un friulano, e tre nel bob a quattro. I piazzamenti? Da 12esimo al 14esimo. Non nascondo che si sarebbe potuto fare qualcosa di meglio, magari entrare nella top ten. Ai Mondiali invece non ho partecipato: è stato giustamente preferito Bilotti per la sua maggiore esperienza”.

I suoi pregi e i suoi difetti?

“Venendo dall’atletica leggera sfrutto al massimo la mia velocità in modo da utilizzare al massimo la spinta iniziale e quindi lanciare il bob per il maggior numero di metri possibile, dai 30 ai 50. Io sono alto 1,78 per 90 chili: devo cercare di irrobustire sempre di più la mia muscolatura”.

Gli atleti azzurri di dove sono?

“In gran parte del nord Italia. Non siamo tra le prime nazioni al mondo ma nel 1998 abbiamo conquistato l’oro olimpico a Nagano”.

C’è qualche altro romagnolo?

“Nel bob ha fatto una gara di Coppa Europa il lughese Enrico Ghilardini. Nello skeleton - sport invernale individuale in cui gli atleti scendono lungo una pista ghiacciata su una slitta dotata di pattini, stando sdraiati a pancia in giù con la testa in avanti e i piedi indietro – c’è Marvin Moscara, 1996, tesserato per l’Atletica Santamonica di Misano”.

Quanto dura la stagione?

“Circa cinque mesi. Mi alleno tutti i giorni con lavoro in palestra con i pesi, corsa veloce e discesa in pista per complessive due, tre ore. In questo periodo di covid mi sono organizzato in casa con gli attrezzi. Periodicamente il gruppo azzurro composto da 14 atleti si incontra per stage collettivi e verifiche sul lavoro svolto singolarmente”.

Alex Pagnini, non si è mai chiesto: chi me lo fa fare?

“Non nascondo che in certi momenti mi faccio delle domande, magari quando sei a lungo fori casa e per la pesantezza degli allenamenti. Ma poi quando sei in gara, sulla neve, si vivono emozioni uniche. Senti l’adrenalina che sale, capisci che stai facendo la cosa più bella del mondo”.

Il suo sogno?

“Arrivare alle Olimpiadi e contribuire con le mie prove a portare l’Italia nella posizione migliore della classifica”.

Quanto avete finito e quando riprenderete?

“A fine febbraio con l’ultimo raduno in Francia. A metà aprile saremo di nuovo al lavoro”.

Che dicono in famiglia?

“I miei genitori Carmen e Giovanni, mia sorella Carlotta che ha dieci anni di meno di me, unitamente alla mia fidanzata Mara, sono i miei primi accaniti tifosi: non si perdono una gara e fanno un tifo sfegatato. Quest’anno le gare sono state trasmesse su Sportitalia e tutti erano davanti al video. In famiglia sono tutti al mio fianco”.

Stefano Ferri

Nella gallery 1) Alex Pagnini 2) L'azzurro in azione col bob a quattro 3) Il frenatore di Gradara è il secondo da sinistra 4) In un momento della preparazione estiva. 5) Ai tempi in cui Pagnini gareggiava nei 400 metri di atletica leggera.

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