Anche il cinema indipendente è stato travolto dalla pandemia da Covid-19: registi, attori, fonici, costumisti, scenografi, truccatori che da un giorno all’altro hanno interrotto progetti e collaborazioni in essere, dovendo rinunciare a diffondere la propria arte, ma soprattutto a perdere guadagni (spesso ridotti), fondamentali per vivere e barcamenarsi.
A farsi portavoce di questa categoria è il regista toscano Alessandro Ingrà, che assieme ai colleghi Massimo Di Stefano e Marco Frosini era in procinto di girare il nuovo film "Un weekend al mare", commedia thriller ambientata ai giorni nostri sulle coste della Versilia e della Romagna, in particolare Rimini, Riccione, Milano Marittima, Cattolica e i lidi ravennati. La loro opera - la storia di quattro amici che affittano una casa al mare e diventano protagonisti di un’intricata vicenda fatta di amore, rapimenti e indagini - è l’esempio emblematico di altre centinaia di piccole produzioni che, al momento, non sanno se potranno ripartire in tempi brevi.
Impossibile poter girare qualsiasi tipo di corto, medio o lungometraggio, facendo rispettare le distanze di sicurezza tra gli attori e la troupe. I tre registi chiedono allora a gran voce un segnale a livello nazionale per ridare linfa (e speranza) all’intero comparto, che vanta una filiera di maestranze di altissimo livello, spesso ‘prestate’ al cinema ‘mainstream’, a sua volta in seria difficoltà. In particolare, Ingrà chiede sostegno anche a quei territori dove il loro film avrebbe fatto tappa (Tirrenia, Viareggio, Rimini, Riccione, Milano Marittima e Cattolica) perché si facciano portavoce presso le istituzioni per dare risposte al settore.