Tutti lo ripetono ormai da giorni: il Paese non può reggere a un lockdown infinito e la Riviera non può sopravvivere senza il turismo, che però sarà l'ultimo settore a ripartire.
Anche se il premier Conte ha tentato di rassicurare dicendo che «ci avviamo all'allentamento delle restrizioni seguento garanzie di sicurezza e sulla base di un piano ben strutturato», non è servito a placare le proteste delle categorie produttive, anche del Riminese.
In particolare di Cna, che denuncia «ci sentiamo traditi» e di Confcommercio che usa parole ben più dure: «È stata messa una pietra tombale sulla stagione estiva», tuona Gianni Indino che si dice «sconcertato e deluso».
Intanto lunedì in segno di protesta i ristoratori hanno appeso all’ingresso dei locali delle mutande bianche su proposta di Giuliano Lanzetti del Bounty, che ha invitato altri imprenditori ad appendere il simbolo vicino all'insegna: «Le istituzioni ci hanno “lasciato in mutande” proprio nel momento di maggiore difficoltà». Una protesta che si è diffusa subito a macchia d'olio. Proprio qualche giorno fa Lanzetti aveva lanciato il gruppo per la Rinascita dei pubblici esercizi. «Ho 50 persone in cassa integrazione nel mio locale e non so quando riceveremo i contributi. Gli stessi 600 euro promessi attraverso l'Inps si è perso nel dedalo della burocrazia, sembra tutto fatto apposta per lasciarci morire».