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Parassita tropicale intestinale, scoperte tre persone positive di cui due sammarinesi

E' necessario promuovere screening tra gli individui a rischio

Sanità Repubblica San Marino | 17:28 - 16 Luglio 2019 Parassiti intestinali Parassiti intestinali.

E' necessario promuovere uno screening tra le persone a rischio di strongiloidosi, una infezione causata da un parassita (lo Strongyloides stercoralis) tipico dei Paesi tropicali e sub-tropicali. E' quanto si legge in uno studio svolto a San Marino e pubblicato sulla rivista scientifica Epidemiology and Infection. La ricerca parte da due casi di infezione di questo parassita che, se trascurato, può causare la morte in individui immunocompromessi. Questi episodi si sono verificati tra il settembre 2016 e il marzo 2017 e hanno riguardato due persone di 84 e 85 anni, il primo dei quali è morto in seguito alle complicazioni subentrate. Le larve di Strongyloides, in caso di scarse condizioni igieniche e mancato smaltimento delle acque reflue, tramite il contatto con la cute, possono entrare in circolo e arrivare a stabilirsi nell'intestino. Nei paesi del bacino del Mediterraneo i casi autoctoni sono per lo più diagnosticati nei lavoratori agricoli o in coloro che hanno vissuto in zone rurali nella loro giovinezza. Lo studio, durato un anno, ha coinvolto 43 pazienti con età media di 66 anni. L'esito dell'indagine ha permesso di individuare tre persone positive, di cui due sammarinesi. Gli studiosi suggeriscono che i protocolli locali dovrebbero essere implementati per avviare alcuni screening nei pazienti a rischio. A contribuire alla pubblicazione alcuni medici dell'Iss (l'Istituto di sicurezza sociale della Repubblica di San Marino), dell'Ospedale di Rimini, dell'Irccs Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar di Verona.

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