Era accusata di far servire a mensa, ai bambini, pasti dalle porzioni troppo esigue. Una direttrice di una scuola dell'infanzia privata della Provincia di Rimini è stata assolta, perché il fatto non sussiste, nel processo di I° grado sorto a seguito di un controllo dell'Ausl nel 2016. La donna doveva rispondere sia di maltrattamenti, per la questione dei pasti, ma anche di truffa a danni dello Stato, in quanto gli ispettori dell'Ausl avevano rilevato delle irregolarità sull'età di alcuni bambini ammessi alla scuola di infanzia.
E' stata intensa l'attività dell'avvocato difensore Marco Tarek Tailamun, che ha sentito un elevato numero di genitori dei bambini coinvolti. E' emersa l'assenza di casi di denutrizione o di pasti scarsi per quantità. Nel processo solo due le parti civili costituitesi su 37 bambini iscritti alla scuola. Una delle madri è stata sentita dal giudice e ha testimoniato a favore della direttrice. In sostanza la tesi difensiva rilevava che la ditta privata di catering, fornitrice dei pasti, abbondava nelle quantità, tanto più che la direzione era costretta a donare il cibo eccedente alla Caritas. Così si decise di ordinare meno pasti rispetto al numero di bambini presenti alla mensa, ma distribuendo il cibo in modo tale da coprire alla perfezione il fabbisogno di tutti i bambini. Uno scrupolo per evitare sprechi che però è costato alla direttrice una denuncia e un processo, che si è concluso con l'assoluzione e un lungo applauso in aula di una decina di genitori presenti.