Maltrattamento, cattura, uccisione e furto aggravato. Di questo devono rispondere in concorso un 82enne e un 43enne denunciati dal gruppo Forestale dei carabinieri di Rimini. Sono i due responsabili della barbara uccisione di un esemplare di lupo trovato appeso a testa in giù alla fermata dell'autobus a Coriano il 4 novembre 2017. Il povero animale era appeso per le zampe posteriori con un fil di ferro. Dall'autopsia era poi emerso che il lupo aveva il cranio completamente fracassato ed era stato trafitto da un forcone sul petto e sulla pancia. Le indagini, complesse ed articolate, hanno permesso di inchiodare i due alle loro responsabilità. Le telecamere di sorveglianza avevano mostrato subito la presenza di un furgone bianco mentre sostava proprio davanti alla fermata dell'autobus. Tramite controlli incrociati si è riusciti a risalire alla proprietà del furgone. Il mezzo è risultato un Volkswagen Transporter bianco intestato ad un'azienda agricola di Coriano. La perquisizione ha permesso di recuperare il mezzo che aveva una ammaccatura su un fianco ed era dotato di porte scorrevoli come quello visto nelle immagini delle telecamere. Gli stessi fotogrammi avevano fatto supporre che la carcassa dell'animale fosse fatta uscire proprio dalla porta scorrevole. Il furgone è stato sottoposto ad attente indagini, trovando al suo interno tracce di sangue e di peli. Il tutto è stato fatto analizzare dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Forlì che hanno confermato l'appartenenza all'animale ucciso.
Secondo le indagini autoptiche il lupo pare fosse anche stato avvelenato con un topicida per facilitarne la cattura.
Il controllo dei tabulati telefonici del titolare dell'azienda agricola e dei suoi collaboratori, ha permesso di acquisire numerosi altri elementi. In particolare è risultato che un dipendente aveva cercato di contattare il padre del titolare proprio nel giorno e nell'ora in cui il lupo era stato lasciato alla pensilina.
Dopo i primi controlli dei Carabinieri all'azienda agricola, i due indagati avevano cambiato numero di cellulare: un'altra prova che cercavano di nascondere qualcosa.
Secondo quanto appurato dai Carabinieri della Forestale, l'82enne e l'amministratore 48enne dell'azienda agricola sarebbero anche responsabili di la macellazione clandestina di animali, maltrattamento di animali, abbandono di rifiuti, detenzione illecita di animali pericolosi. Le prove raccolte hanno dimostrato le modalità di uccisione degli ovini destinati al macello, il non corretto smaltimento delle carcasse e il fatto che nell'azienda fosse tenuto un cinghiale.