Muore lo sposo novantenne, l'eredità alla moglie badante. Esplode lite con i parenti che legano e picchiano la figlia di lei

Una badante ultrasessantenne sposa anziano riminese di 89 anni e si ritrova perseguitata da due dei figli dell'uomo, per questioni legate all'eredità, ma non solo. Quest'ultimi devono rispondere di nu...

A cura di Redazione
24 marzo 2018 05:12
Muore lo sposo novantenne, l'eredità alla moglie badante. Esplode lite con i parenti che legano e picchiano la figlia di lei -
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Una badante ultrasessantenne sposa anziano riminese di 89 anni e si ritrova perseguitata da due dei figli dell'uomo, per questioni legate all'eredità, ma non solo. Quest'ultimi devono rispondere di numerose accuse davanti alla legge: il procedimento penale è partito a carico del primogenito figlio dell'anziano, deceduto a 90 anni nel 2017, un anno dopo il matrimonio con la badante, una cittadina albanese. L'ostilità dei familiari verso la donna nacque qualche anno prima delle nozze: lei incontrò l'anziano nel 2003 e iniziò a lavorare alle sue dipendenze, in cambio solamente di vitto e alloggio, poiché il suo futuro sposo, vincolata in banca una somma di denaro ricevuta in eredità, viveva solo con una piccola pensione. Nel 2015 la badante presentò così 'il conto' ai figli, residenti all'estero: circa 100.000 euro per il lavoro di dodici anni. La famiglia contestava la richiesta, perché, a loro dire, lei non aveva svolto mansioni regolari e trascorreva la maggior parte del tempo con i propri nipoti. Fu allora l'anziano, 88 anni, a nominarla sua erede testamentaria; inoltre le versò gran parte di quei 100.000 euro richiesti, sbloccando dal vincolo bancario i soldi da lui depositati, fino a intestarle una polizza vita. Operazioni che firmò lui stesso, presentando un certificato medico in cui si attestava la sua piena capacità di intendere e di volere, fatto contestato dalla famiglia visto lo stato di demenza senile del'anziano, anch'esso certificato. A far scoppiare le ostilità fu però il matrimonio, celebrato con rito civile nel 2016. I parenti lo vennero a sapere successivamente e buttarono fuori di casa, letteralmente, la badante. Le garantirono comunque una somma mensile per ripagare gli anni di lavoro come badante, in base a quanto stabilito dal Patronato a cui si era rivolta quest'ultima, trattenendone però una parte: da qui l'accusa di estorsione. I figli cercarono di costringere il padre a divorziare, portandolo nuovamente in municipio, ma ovviamente la funzionaria, la stessa che celebrò il matrimonio, non poteva fare nulla senza la firma e il consenso della moglie. La tensione esplose quando la badante albanese e la figlia si trovarono un cartello in casa: la badante-moglie era invitata a prendersi i suoi effetti personali, lasciati in casa dell'anziano, chiamando un numero di telefono che poi è risultato essere quello di un parente. Fu la figlia, viste le resistenze della madre, a recarsi a casa trovandosi però di fronte i due figli. 

Secondo quanto riportato in denuncia, fu picchiata e legata con fascette da elettricisti: una vera e propria ritorsione che è costata al figlio primogenito dell'anziano le accuse di sequestro di persona e lesioni personali, a cui si sono aggiunte le minacce e la violenza privata, nonché la calunnia: dopo la morte del genitore, era infatti partita la denuncia verso la moglie, accusata di circonvenzione di incapace, maltrattamenti, sequestro di persona e addirittura omicidio colposo, perché il marito sarebbe morto in uno stato di denutrizione provocato dalla consorte per accelerarne il decesso. Accuse che sono state archiviate. Nel processo a carico del figlio dell'anziano si sono costituite parte civile sia la donna albanese che la figlia, rappresentate dall'avvocato Andrea Cappelli.

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