Rimini, non versò 20mila euro di tassa soggiorno: assolto albergatore. Rischiava fino a tre anni di carcere

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Un cittadino dell'Est Europa, legale rappresentante di una società che gestisce due strutture ricettive nel Comune di Rimini, è stato assolto in Tribunale dall'accusa di appropriazione indebita, relativamente al mancato pagamento della tassa di soggiorno. La sentenza, della quale non si conoscono ancora le motivazioni, assolve l'imputato, difeso dall'avvocato Alvaro Rinaldi, perché il fatto non costituisce reato. Non ha dunque un profilo penale il mancato pagamento della tassa di soggiorno, almeno per il giudice monocratico di primo grado: in caso di condanna, il reato di appropriazione indebita comporta una pena da 1 a 3 anni di reclusione. All'imputato era contestato il mancato pagamento di 20.000 euro, per il periodo aprile-dicembre 2014. Il suo avvocato sottolineava la presenza, nel regolamento istitutivo della tassa di soggiorno, di sole sanzioni civili-amministrative, sia per l'omesso versamento, sia per il parziale versamento del tributo. L'albergatore, leggendo il regolamento, non poteva immaginarsi di finire in Tribunale, accusato di un reato, di fronte all'evasione della tassa. Sono diversi i titolari di strutture ricettive riminesi denunciati dal Comune di Rimini per mancato pagamento della tassa di soggiorno: questa sentenza può costituire una svolta per diversi procedimenti. Nel 2016 al contrario una sentenza della Cassazione arrivò a stabilire che il mancato versamento dell'imposta di soggiorno comportasse il reato di peculato, una fattispecie più grave dell'appropriazione indebita, con pene da 4 a 10 anni di reclusione. 

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